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L’evangelizzazione degli Slavi

L’evangelizzazione degli Slavi

Gli inviati del sovrano della Grande Moravia Rotislao arrivarono nell’862 a Costantinopoli pretendendo che l'imperatore bizantino Michele III mandasse qualcuno a insegnare la fede cristiana in lingua slava. Rotislao mirava a stringere alleanza con Costantinopoli e a favorire al contempo l’intensificazione dei rapporti culturali e intellettuali tra le due città. La risposta dell’autocrate bizantino fu positiva e l'alleanza fu suggellata con l’invio dei due fratelli tessalonicesi Cirillo e Metodio, assieme ai loro collaboratori, in Grande Moravia. Partirono nell’863 passando per Salonicco dove rincontrarono la loro madre.

Per soddisfare la richiesta di Rotislao, però, dovettero tradurre in lingua slava i testi liturgici della Chiesa e della segreteria ecclesiastica e questo implicò la creazione di un nuovo alfabeto, poiché gli Slavi a quell’epoca non disponevano di una lingua scritta. Cirillo inventò quindi l’alfabeto slavo e prima di partire per il grande viaggio, tradusse i quattro Vangeli, le epistole del Nuovo Testamento e una raccolta di libri patristici. Inoltre, redasse una grammatica e scrisse dei discorsi. La grandiosa opera di creazione dell’alfabeto slavo e di traduzione dei libri religiosi da parte di Cirillo con l’aiuto di Metodio e dei loro collaboratori iniziò prima del viaggio in Moravia e fu portata avanti da Metodio anche dopo la morte di Cirillo. La missione incontrò il favore di Rotislao, ma non del clero franco, che sentì minacciata la propria autorità spirituale e culturale, nonché i privilegi di cui godeva. Dopo aver trascorso circa tre anni in Grande Moravia, i due fratelli scelsero alcuni allievi perché prendessero i voti e partissero al fine di raggiungere un centro di formazione sacerdotale. A causa della creazione dell'alfabeto slavo e della traduzione dei testi religiosi in lingua slava, a Venezia incontrarono l'atteggiamento ostile del clero locale. Così furono convocati a Roma da Papa Niccolò I, dove il loro operato fu riconosciuto e legittimato dal capo della chiesa di Roma. Cirillo, però, si ammalò gravemente e morì nell’869 all’età di 42 anni. Metodio portò avanti la missione evangelizzatrice e in un nuovo viaggio a Roma fu ordinato vescovo della diocesi di Sirmio (Sremska Mitrovica). I problemi con i franchi continuarono, Metodio fu mandato persino in esilio, per prendere alla fine la decisione di recarsi a Costantinopoli invece che a Roma e poi di nuovo in Moravia, dove si concentrò sulla scrittura e l’insegnamento della sua opera. Con l’aiuto dei suoi collaboratori tradusse in slavo l’intera Bibbia (tranne i libri dei Maccabei) e gli altri testi religiosi principali. Nel frattempo, tradusse anche opere originali dal contenuto giuridico, gettando coì le basi della letteratura slava medievale. Una volta completata la sua opera di scrittura e traduzione, Metodio celebrò una Messa solenne e onorò la memoria di San Demetrio, protettore della sua città natale, Salonicco. Nell’885 d.C., pochi giorni dopo la Domenica delle Palme e dopo aver nominato il suo successore, Metodio trovò la pace eterna.

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